Il bello di vivere al mare è il mare

Il bello di vivere a mare è il mare
Il bello di vivere a mare è il mare
La settimana scorsa mi sono dovuto fermare alla curva di Falerna, una vista estatica.
Il colore tenue della mattina presto, il mare liscio come l’olio, una leggera foschia che cancella i contorni dell’orizzonte. Mi sono riflesso.
Da alcuni giorni invece, lunghe onde dalla somma bianca e schiumosa, corrono veloci verso la spiaggia.
Stasera, nel buio dell’auto, con la musica che satura di vibrazioni l’abitacolo, percorrevo l’autostrada e ripercorrevo la mia vita.
10 anni fa ero una onda impetuosa che correva dal largo alla riva incessantemente, facendo schiuma e rumore. Sulla mia sommità molti surfisti hanno percorso nuove rotti e scoperto vie ancora inesplorate.
Lavoravo per una multinazionale Americana, vendere, profitto, edonismo e competizione.
Guidavo da Roma a Reggio Calabria, passando per la Puglia. Aereoporti, stazioni, metropolitane
Il tablet anche al cesso a leggere e rispondere alle mail. Il telefono dallo squillo continuo.
Per hobby associazione culturale che gestiva un centro ricreativo per anziani, una testata giornalistica ON Line, la politica di lunghe ed estenuanti riunioni.
Ogni giorno mi inventavo un nuovo impiccio da fare, che condividevo con giovani e amici vari.
Poi all’improvviso è crollato il vento caldo dell’estate e mi sono ritrovato in una deserta spiaggia settembrina, seduto ad osservare il mare che respirava tranquillo, bagnando delicatamente i miei nudi piedi allungati verso l’infinito.
Dalla rumorosa e complessa Napoli, alla silenziosa e inconsistenza Nocera Terinese, nella mia casa perduta in un villaggio deserto d’inverno.
Lavoro precario da anni, lentezza e speranza, promesse disattese.
Abbandonato l’impegno politico, associazione e giornali vari, solo la sopravvivenza dell’animale , del mio io tribale.
Ho riaperto la porta chiusa anni fa, ho incontrato il mio maestro, i miei amici di infanzia, o ripercorso le strade del mio feto. La mia aurea è tornata a contaminarsi di energia positiva.
Musica, lettura e buoni film…e tante cene che arrotondano il corpo.
Ho lasciato che il fiume mi conducesse di nuovo secondo le regole della natura.
Ogni tanto sorrido a guardare i surfisti che abbandonata la mia cresta, continuano a lottare per l’equilibrio sopra altre e nuove onde.
Il mio mare è calmo, l’equilibrio mi pervade, e anche se combatto per le necessità primarie quando prima i soldi li bruciavo, sono sereno, felice, in pace.
Del mio passato mi mancano solo le lunghe chiacchierate mute con mia madre, seduti nelle scomode sedie della cucina.
Quando la sera dopo cena, vedevo i film in dvd con mio padre, nella mia vecchia casa.
Le feste in giardino, le cene, le giocate a carte, i momenti di contatto, di osmosi, di fratellanza.
Tra le due foto, riflettevo stasera, preferisco l’ultima, meno glamour, piu’ intimistica.
Il mare in tempesta, l’onda gigante lo lascio ai giovani Leoni del Mercoledì, io mi abbandono nella mia osmosi nel mare calmo.

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