Un mondo di pochi per lo sfruttamento dei molti.

Un mondo di pochi per lo sfruttamento dei molti.

Stamattina ragionavo sull'equilibrio. Su un sistema in equilibrio.
Su un sistema che mantiene e lotta per un suo equilibrio.
Le domanda sono: noi dove ci posizioniamo in questo sistema, e quale futuro ci aspetta?
Cosa possiamo fare?
Partiamo dall'equilibrio locale del sistema per arrivare a quello mondiale.
A Marano sulla scena della politica, cioè il potere burocratico,esecutivo,  si alternano da anni le stesse persone, le stesse famiglie, le stesse corporazioni.
Lottano alla conquista del potere per soddisfare i propri bisogni. Si arricchiscono, molto, a danno della cosa comune. Ogni tanto distribuiscono tante promesse,  le briciole che restano, danno lavoretti,  posti  pubblici trimestrali, a parenti e amici fidati.
Purtroppo il danno che ne deriva è un decadimento o un annientamento dei servizi per la  collettività, che dovrebbero lenire le difficoltà delle famiglie disagiate che stanno diventando ormai la maggioranza.
 Mi riferisco ad asili pubblici che mancano in favore di quelli privati numerosi, ma  costosi ai molti, di luoghi di sport pubblici che sono invece gestiti privatamente ad uso utilitaristico a pagamento, mancanza di un adeguato sistemi di trasporti che dovrebbe dare modo alle famiglie di rinunciare alla gravosa spesa di una auto. Sostegno ai fitti con la costruzione di case popolari ma che danneggerebbero l’industria privata del mattone e così via.
Si alternano prima la destra poi la sinistra,  ma quando arriva qualcuno che altera il sistema, l’equilibrio, che muta lo stato delle cose, allora si alleano  tutti contro, per ripristinare l’equilibrio, dove i pochi vivono e si arricchiscono e i molti, moltissimi sono sfruttati con lavori a nero, piccoli aiuti che tendono a farli sopravvivere ma sempre asserviti alla volontà del Capo-padrone che tira le corde dei vari burattinai, quando bisogna accaparrare il consenso.
A Marano c’è stata la stagione Bertini, a Napoli la stagione Bassolino, a Salerno vive ancora la stagione De Luca, nonostante stiano cercando di fermarlo nei soliti e vecchi modi usati anche dalle mafie, la delegittimazione.
Nella camorra succede la stessa cosa, pochi comandano, molti ubbidiscono, moltissimi vengono usati, sfruttati, dallo spaccio, alla prostituzione, alla carneficina delle faide. Il potere cerca il suo equilibrio, cambia le pedine, i capetti ma il potere, il capo,  è egemone e dura anni e anni.
Stessa cosa succede nelle provincie, nelle regioni, negli stati, nei continenti.
Immaginiamo per un attimo che Marano o Napoli o la Campania riesca a divincolarsi dalla morsa dei capi correnti, dei porta voti, delle tessere fasulle, degli intellettuali al soldo della politica, gli uomini dalle consulenze d’oro ma inutili, degli uomini assoldati come presta nomi dalla camorra.
Immaginiamo che nella stanza dei bottoni entrino solamente persone capaci e votate al bene comune, di destra di sinistra, laici, cattolici, gialli, neri, bianchi, ma eticamente irreprensibili, insomma che si rompa l’equilibrio del sistema.
Qual è la vocazione, la risorsa per fare si che la società ritrovi uno slancio dal basso verso l’alto?
Penso, quel nuovo sistema integrato di lavoro e welfare che permette ai cittadini di liberarsi dal giogo dei diritti negati, dei lavori sottopagati, dei servizi non resi e pagati a privati.
Immaginiamo quindi di sviluppare le poche ma grandi risorse che abbiamo, i beni culturali, il mare, le isole, la natura tutta che ci ha donato tesori immensi, la gastronomia con i  nostri prodotti unici e conosciuti nel mondo,  la simpatia,  l’ospitalità, la creatività.
Immaginiamo che la regione, le province i comuni facciano una legge che dia la possibilità a tanti imprenditori o giovani diplomati e laureati, di aprire alberghi, bed & breakfast, foresterie, localini tipici, ristoranti, pizzerie pub locali di intrattenimento, magari ristrutturando e ripristinando la legalità, in tanti quartieri abbandonati al degrado strutturale e umano.
Immaginiamo che si creino cooperative per aprire musei, per gestire meglio quelli aperti, cooperative di giovani che prendono il turista straniero all’aeroporto, alla stazione o al porto, e lo portano in giro per la città metropolitana, la provincia,  la regione, che gli diano informazione, cortesia e sicurezza.
Immaginiamo che questo creerebbe un forte indotto perché le strutture recettive hanno bisogno di personale per il ricevimento,  la pulizia, di manutenzione, di autisti, di prodotti di qualità, autoctoni, che vengono prodotti da altri lavoratori, in condizioni umane normali, non sottopagati in nero.
Sarebbero necessarie più mezzi pubblici e quindi altre persone a reddito, i negozi ritroverebbero il loro splendore passato e potrebbero tornare ad assumere giovani commessi, giovani artisti potrebbero proporre con utile la loro produzione artistica.
Insomma succederebbe quello che tutti vogliono ma che pochi non vogliono, la morte dell’’equilibrio  del sistema. La perdita di potere sulle masse finalmente libere, non creerebbe sottomissione e consensi politici sbagliati, impiegati pubblici corrotti e asserviti ai pochi. Non produrrebbe manovalanza per la criminalità. Ci sarebbero moltissimi meno giovani depressi che ricorrono alla droga o altri sistemi per annientarsi.
Si libererebbe tanta energia positiva e produttiva sana, con una ricaduta per tutti e non per i soliti pochi.
 Cosa succederebbe se domani all'improvviso i Palestinesi e gli Israeliani facessero pace;
Cosa, se improvvisamente la popolazioni dell’America Latina non fossero costretti ad emigrare clandestinamente negli Usa per essere sfruttati nei lavori più umili e faticosi e a due dollari;
Cosa, se finalmente la popolazione dell’Africa potrebbe sfruttare  a loro vantaggio, gli immensi giacimenti di minerali, le immense bellezze della natura. Non avrebbero più bisogno di spendere migliaia di euro per rischiare di morire sui barconi della morte. Finire per mesi e anni nei centri  di accoglienza e superati questi trovarsi alle 6 della mattina lungo il doppio senso, nelle varie rotatorie, ad elemosinare 10 ore di lavoro per 20 euro. Come farebbero i nostri perbenisti e cattolici imprenditori a produrre utili;
Cosa, se i milioni di asiatici si fermassero invece di lavorare 18 ore al giorno per una ciotola di riso, avvelenati da inquinanti tossici che stanno rovinando irrimediabilmente le loro terre, come è gia successo alle nostre.
Succederebbe un effetto domino, cadrebbero le tessere del “DOMINIO” mondiale.
Si romperebbe l’equilibrio, non ci sarebbe più modo di tenere sotto giogo le masse.
Ebbene allora in conclusione penso che forse è giunto il momento  di una presa collettiva nell’esercizio del voto.
Ma anche nei consumi, dobbiamo essere selettivi e premianti, altrimenti ci resta o la sottomissione per una  vita asservita alla produzione e consumo a vantaggio delle lobbies o una grande e forte rivoluzione pacifica.
Pensiamoci, nulla è eterno e tutto è possibile.

Marcello Turco 12 gennaio 2014

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