Ciao a tutti
mi chiamo Manuel ho 10 anni e sono nato a Marano di Napoli, no forse non è
vero, perché mamma come tutte le sue amiche, ha partorito al Cardarelli di
Napoli, o in qualche clinica non di Marano. Certo se continua così tra qualche
decennio Marano sarà abitata solo da persone non nate nel suo territorio. Se
una città vuole avere una sua identità, deve avere anche una sua origine. Però nonostante tutto, anche se non sono nato a
Marano e i miei genitori non sono
autoctoni, come ormai la maggioranza della popolazione, sento di amare la città
in cui vivo.
Proprio
perché la amo, la odio.
La odio
perché sembra che faccia di tutto per diventare brutta e invivibile. La odio
perché era una bella fata, con i suoi boschi, la campagna coltivata da tanti
buoni alberi di frutta, dove hanno costruito delle belle masserie in cui la
gente viveva in armonia con se stessa e con la natura, dove hanno costruirono
“La torre Caracciolo” residenza dei signori di Napoli per la caccia nei boschi.
Era bella la
fata.
Ma purtroppo
come sempre avviene nella ruota del tempo, l’uomo tende ad uccidere la natura,
e con essa se stesso. Uccide per giocare
e non per mangiare. Ha cominciato a trasformare la bella fata in una brutta
strega. Se oggi odio la mia città è perché, la sete di denaro e la
sopraffazione, hanno fatto si che oggi viva nel grembo di una strega, che ha
trasformato per avidità le campagne, i boschi e le verdi colline, in un
incestuoso ammasso di cemento improduttivo.
Come sarebbe
stato bello sé come spiegava Antonio, l’amico di papà, le case si fossero
continuate a costruire come una volta, con dei bei giardini interni dove noi
bambini avremmo potuto giocare liberi, sotto gli alberi, a contatto con essi.
Forse se
oggi stiamo tutto il giorno in casa a vedere la TV e a giocare con la play
station, non è solo colpa nostra.
Ma come è
stato bello quando papà, convinto dall’isola pedonale mi ha portato con lui in
Via Merolla a passeggiare. Quanti bambini, quanti adulti. Io ho incontrato
tanti miei amici e ho giocato con loro, per non parlare di papà che felicissimo
di incontrare casualmente per strada i suoi amici, e tranquillo che non
corressi pericoli, mi ha anche lasciato
libero di andare in giro, nel perimetro dell’isola pedonale. Forse si era
ricreata una piazza, un luogo di incontro e di confronto che manca a Marano.
Papà dice spesso ironicamente che la piazza di Marano è la benzina su corso
Mediterraneo, che la sera pullula di giovani. Tornato a casa mi disse che
proprio oggi in strada, in piazza, il suo amico Antonio gli aveva raccontato
che una volta il corso Merolla era attraversato da una linea di tram, che
serviva per gli spostamenti dei Maranesi, allora non tutti provvisti di mezzi
propri. Ma come è stato possibile, mi domando che sia stato dismesso questo
economico ed ecologico servizio, ma come è stato possibile che i nostri genitori
abbiano potuto costruire delle case sopra la linea ferrata, e oggi sono anni
che aspettano che venga ricostruita dalla regione. Togliere mettere, togliere
mettere, chi ci guadagna ? Ma, cose da grandi.
Il nostro
centro storico ha molte piazze, piazze vuote, piazze abbandonate, piazze senza
vita, circondate da nobili e decadenti
palazzi. Forse se i nostri genitori invece di continuare a costruite sulle
campagne ormai circostanti, ancora nuovi ed amorfi parchi, si organizzassero e con i soldi propri
e quelli della comunità Europea potrebbero progettare un piano di
ristrutturazione delle vecchie case del centro storico, per renderle idonee,
agli standard abitativi, e sicure da eventuali terremoti, e facendo rivivere le
vecchie “botteghe” dell’artigianato locale. Queste piazze potrebbero tornare a
nuova vita, l’identità ormai perduta potrebbe resuscitare come Lazzaro. I
vecchi ed i giovani, il vecchio e nuovo nella continuità della ruota della
vita.
Ma non è così, vivo in “Un comune amico”, ma
amico di chi, mi domando.
Io la mia
città la vorrei, con dei grandi marciapiedi, come quelli di Corso Europa e
Corso Mediterraneo, dove posso camminare libero e sicuro, con alle estremità
alberi alti e rigogliosi, da far fresco e da far ornamento. Con attraversamenti
pedonali sicuri da strombazzanti auto e motorini. Ma avete sentito anche Voi
che puzza all’ora di punta, forse bisognerebbe mettere dei piccoli bus circolari
per disincentivare l’uso dei mezzi propri, sicuramente i dottori del Monaldi ne
sarebbero felici, perché lavorerebbero meno. Dove non è possibile come corso
Merolla rendere fissa l’isola pedonale, bisognerebbe allargare i marciapiedi
minuscoli esistenti o comunque quantomeno liberarli dalle vasche dei mitili,
dalle casse di frutta, dalle scarpe, dalle bacinelle, etc. Naturalmente senza
macchine in doppia e tripla fila, e senza motorini che sfrecciano liberi ed
impuniti sul marciapiede.
Io la mia
città la vorrei con ampi spazi verdi attrezzati, come il parco del Ciaurro,
dove vado a giocare la domenica, ma senza cani rabbiosi e liberi, senza
sporcizia pericolosa.
Io la mia
città la vorrei con il parco dei Camaldoli, dove poter fare un pic nic la
domenica con i miei genitori. Ma adesso come sappiamo, i nostri amici di Napoli
per sostituire l’antico colore delle rosse ciliegie, nelle cave dismesse stanno
sversando tanti oggetti colorati, appartenenti alla “Napoli mille colori”,
tanto colore, e tanto buon odore per i malati degli ospedali della collina, che
invece di sentire per tutto il giorno la puzza dei disinfettanti, potranno
sentire, soprattutto in estate, l’odore forte della natura morta.
Io la mia
città la vorrei con dei campetti sportivi polivalenti, liberi a tutti, dove
posso sfidare con la squadra del mio parco, gli altri bambini degli altri
parchi, occasione buona anche per conoscerci, per comunicare, per
fraternizzare.
Io la mia
città la vorrei con tanti contenitori colorati dove versare la mia spazzatura
differenziata, la mia carta dei quaderni con la carta, la plastica dei miei
giocattoli rotti con la plastica, il vetro dei miei succhi di frutta con il
vetro.
Vorrei
cercare insieme a voi grandi di salvare il mondo che vivrò da adulto.
Io la mia
città la vorrei con tanta gente felice ed allegra, che la mattina va a lavorare
su degli efficienti e abbondanti mezzi pubblici, e la sera tornino sereni a giocare
con noi. Una città che lavora che produce, non solo nell’edilizia, ma anche nel
terziario, nell’agricoltura, nella neo industria ecologica del recupero delle
materie.
Un cittadino che lavora non ruba, una tigre
sazia non uccide.
Io la mia
città la vorrei con tanti pannelli solari, sulle scuole, negli edifici
pubblici, nei capannoni industriali. Una città che segue la tecnologia, che si
trasforma per un futuro migliore.
Io la mia
città la vorrei con un grande albergo, con una bella fontana, dove possono
venire a dormire i turisti che vogliono visitare la nostra bella fata, e
soprattutto dove vengono a dormire i tanti bambini e professori della
manifestazione “Marano spot Festival”, che tanta gioia ed allegria portano in
quei giorni.
Io la mia
città la vorrei con una grande ludoteca, dove posso con i miei amici, leggere
dei libri, vedere film, sentire musica, manipolare materiale vario, plastilina,
das, cartapesta, gesso etc. Dove giocare insieme a giochi di società o
semplicemente parlare con loro.
Io la mia
città la vorrei, bella, spensierata, e soprattutto libera.
Marcello
Turco

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